Dalla rete fognaria l’acqua sporca viene raccolta da collettori che la portano negli impianti di depurazione. Da qui in avanti seguono tre fasi cruciali.
Il primo step riguarda la cosiddetta linea acque: la risorsa idrica durante il sollevamento viene spinta verso l’alto e subisce i primi trattamenti. Il primo in assoluto è la grigliatura: l’acqua passa attraverso griglie che fermano il materiale inquinante più grosso. Con la dissabbiatura e disoleatura, invece, si passa alla seconda fase in cui vengono rimossi dalle acque sabbia e oli. Per depurarle, invece, è necessaria la fase fondamentale che avviene nelle vasche di sedimentazione in cui si depositano i i solidi presenti nell’acqua. Successivamente, con il processo di ossidazione biologica, viene immessa aria nell’acqua. L’ossigeno nutre i batteri presenti nell’acqua che si cibano delle sostanze organiche: i batteri, unendosi, formano dei “fiocchi di fanghi” che precipitano sul fondo delle vasche. A questo punto, l’acqua inquinata, può subire un ulteriore trattamento: la disinfezione.
La fase finale dell’acqua, ora pulita, riguarda la linea fanghi: questi ultimi, depositati sul fondo, subiscono processi di ispessimento e di disidratazione per poi essere smaltiti o – come avviene negli impianti Iren – recuperati. Nel depuratore di Roncocesi (Reggio Emilia), ad esempio, attraverso il progetto Biomether – adesso concluso - i fanghi di depurazione sono stati trasformati in biometano: nell’ambito del trattamento delle acque reflue provenienti dai collettori fognari di Reggio Emilia Ovest, Roncocesi e altri comuni limitrofi, si è generato un fango (fango di supero) che viene stabilizzato attraverso un processo in grado di produrre biogas.