Acqua

Benessere equo e sostenibile in Italia: cosa dicono gli indicatori sull’ambiente nel quadro Istat

28 giugno 2024

Il benessere complessivo delle persone in Italia sta migliorando ma quello dell’ambiente non sta facendo lo stesso: è quanto emerge dal rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), i cui dati testimoniano l’esigenza di concretizzare la transizione ecologica per salvare il Pianeta.

 

Nella sezione dedicata ai risultati rispetto al benessere ambientale, il rapporto indica che “gli obiettivi della transizione ecologica prevedono una produzione e un consumo più sostenibili, disaccoppiando la crescita economica dall'uso delle risorse, così come riportato nella Relazione di previsione strategica della Commissione europea 2023. Le molteplici azioni messe in campo nel nostro Paese per avviare la transizione non hanno prodotto ancora i risultati auspicati”. Ciò significa che per rispettare gli obiettivi dell’UE, così come quelli dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, c’è bisogno di cambiare strategia.

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Benessere ambientale: su cosa c’è da lavorare secondo i dati ISTAT

A livello nazionale il benessere ambientale differisce in base ai territori. Uno degli indicatori in peggioramento, ad esempio, riguarda la dispersione di acqua potabile dalle reti comunali di distribuzione, che raggiunge il 42,4% dell’acqua immessa in rete. Il tasso di risorsa idrica sprecata però è superiore nelle zone dove sono attive misure per l’esposizione al rischio idrogeologico. Nonostante le differenze di tipo geografico, governi e aziende, nelle loro macro politiche e nei loro orientamenti di business, dovranno tenere conto degli indicatori nazionali: questi rilevano, oltre a quanto già detto, una qualità dell’aria peggiore, dopo un periodo di miglioramento costante, così come l’aumento delle emissioni di CO2, che tornano ai livelli del 2019 (7,3 tonnellate per abitante).

Inoltre, crescono i consumi di materiale interno al Paese (516 milioni di tonnellate), soprattutto per la componente dei “minerali non energetici”, mentre diminuisce la produzione di energia da fonti rinnovabili, ferma al 30,7%. Anche il consumo di suolo rileva una percentuale preoccupante: il 7,14% della superficie complessiva è sfruttata in modo non sostenibile per l’ecosistema.

 

A migliorare i risultati, alcuni indicatori di segno positivo: primo fra tutti, quello sulla produzione di rifiuti urbani, che diminuisce ancora, e sul loro conferimento in discarica, che riguarda il 17,8% dei rifiuti prodotti. L’Italia si dimostra ancora una volta da record per quanto riguarda la differenziata.

 

Puntare sulle rinnovabili e sull’economia circolare è la strategia che suggerisce il rapporto ed è la mission che Iren porta avanti attraverso i suoi servizi nella costruzione del domani sostenibile: sempre più urgente, stando ai dati.

Il cambiamento climatico preoccupa e mette alla prova il benessere

Gli effetti negativi e dirompenti dei cambiamenti climatici, in un territorio diversificato come l’Italia, si sono fatti vedere con chiarezza: siccità, alluvioni, frane, incendi.

 

Il cambiamento climatico per i cittadini è una fonte di preoccupazione: riguarda il 70,8% delle persone dai 14 anni in su. I livelli più alti di preoccupazioni sono concentrati in due fasce d’età: quella tra i 60 e i 64 anni e tra i più giovani che maggiormente soffrono l’ecoansia. Resta stabile l’indicatore sulla soddisfazione per la situazione ambientale, mentre un’altra preoccupazione sembra star aumentando: è quella rispetto alla perdita di biodiversità, a cui i cittadini guardano con più attenzione. Segno che anche la sensibilizzazione rispetto alla ricchezza e al valore del nostro Pianeta e delle sue risorse sta portando i suoi frutti. 

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