Come spiega Moccia dal termovalorizzatore di TRM Gruppo Iren, l’impianto brucia i rifiuti per generare energia convertendo il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia elettrica e termica destinata all’utilizzo civile.
L’incenerimento avviene a elevate temperature per evitare la formazione di diossina e, con il calore prodotto, vengono azionati dei radiatori in cui l’ebollizione dell’acqua muove delle turbine: il movimento generatosi è responsabile della produzione di energia elettrica e un ulteriore flusso di vapore consente di produrre calore per teleriscaldamento.
I fumi, una volta rilasciato gran parte del loro calore, vengono trattati in un percorso a più stadi per eliminare le sostanze inquinanti in essi contenute e rispettare i parametri previsti dalla legge. I rifiuti residui, invece, vengono inviati ad appositi impianti per il loro trattamento e successivo recupero o smaltimento, a seconda della tipologia.
Il vantaggio nell’utilizzo di un termovalorizzatore nasce dalla possibilità di ricavare dall’attività di incenerimento di rifiuti non riciclabili energia pulita e, in alcuni casi, acqua calda che va ad alimentare il teleriscaldamento delle abitazioni.
Come spiega Moccia “ad oggi, dal punto di vista tecnologico non ci sono alternative più valide. La vera alternativa sarebbe raggiungere una percentuale di riciclo totale, ma la realtà dimostra, almeno per ora, che è un pensiero che trova spazio solo nel mondo ideale. Non c’è dubbio che molto dipende da noi cittadini e dal nostro impegno quotidiano nel fare bene la raccolta differenziata”.