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Termovalorizzatori: cosa sono e a cosa servono?

15 gennaio 2023

Creare valore, valorizzare gli scarti e produrre nuova energia: la gestione virtuosa dei rifiuti è un processo che richiede specifiche competenze e tecnologie.
 

Oggi, grazie ai termovalorizzatori, è possibile ricavare energia e calore dalla combustione dei rifiuti, minimizzando allo stesso tempo lo spazio pubblico occupato dai nostri scarti. Ecco come funzionano.

 

La differenza tra inceneritori e termovalorizzatori

A differenza degli inceneritori che bruciano semplicemente rifiuti residui, i termovalorizzatori hanno dei sistemi di recupero del calore derivante dalla combustione.

 

I rifiuti vengono bruciati in un forno, composto da una o più caldaie che operano a una temperatura superiore agli 850 gradi: questo procedimento permette la totale ossidazione del rifiuto ed evita la produzione di diossine.

 

Per questo motivo i termovalorizzatori ad oggi rappresentano la soluzione migliore per chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti: diversamente gli scarti finirebbero in discarica, in altri territori o all’estero. Ma come funzionano esattamente?

 

A spiegarlo è Andrea Moccia, geologo, founder e direttore editoriale di Geopop, il magazine digitale di divulgazione che racconta le Scienze nella vita di tutti giorni. E lo fa rivolgendosi a una community di 6 milioni di persone con l'obiettivo di diffondere contenuti complessi rendendoli accessibili e interessanti, grazie a uno stile pop. 

 

Andrea si è recato direttamente a visitare il termovalorizzatore del Gruppo Iren a Torino. Osservando da vicino cosa accade e in che modo viene prodotta energia dai rifiuti è possibile capire che fine fanno gli scarti e in che modo possono essere valorizzati. 

 

Cosa sono i termovalorizzatori e come funzionano 

Come spiega Moccia dal termovalorizzatore di TRM Gruppo Iren, l’impianto brucia i rifiuti per generare energia convertendo il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia elettrica e termica destinata all’utilizzo civile.

L’incenerimento avviene a elevate temperature per evitare la formazione di diossina e, con il calore prodotto, vengono azionati dei radiatori in cui l’ebollizione dell’acqua muove delle turbine: il movimento generatosi è responsabile della produzione di energia elettrica e un ulteriore flusso di vapore consente di produrre calore per teleriscaldamento.

 

 

I fumi, una volta rilasciato gran parte del loro calore, vengono trattati in un percorso a più stadi per eliminare le sostanze inquinanti in essi contenute e rispettare i parametri previsti dalla legge. I rifiuti residui, invece, vengono inviati ad appositi impianti per il loro trattamento e successivo recupero o smaltimento, a seconda della tipologia.

 

 

Il vantaggio nell’utilizzo di un termovalorizzatore nasce dalla possibilità di ricavare dall’attività di incenerimento di rifiuti non riciclabili energia pulita e, in alcuni casi, acqua calda che va ad alimentare il teleriscaldamento delle abitazioni.

 

Come spiega Moccia “ad oggi, dal punto di vista tecnologico non ci sono alternative più valide. La vera alternativa sarebbe raggiungere una percentuale di riciclo totale, ma la realtà dimostra, almeno per ora, che è un pensiero che trova spazio solo nel mondo ideale. Non c’è dubbio che molto dipende da noi cittadini e dal nostro impegno quotidiano nel fare bene la raccolta differenziata”.

 

 

 

I termovalorizzatori gestiti da Iren Parma, Piacenza e Torino

Il termovalorizzatore di Torino, protagonista della visita di Geopop, grazie al recupero di energia dai rifiuti che mette in atto consente di risparmiare 80.000 tonnellate di combustibile fossile all’anno. Un obiettivo comune agli altri termovalorizzatori operativi in Italia e gestiti dal Gruppo Iren.
 

Il termovalorizzatore di Parma, situato nel Polo Ambientale Integrato, ha capacità di smaltimento autorizzata di 195.000 t/a ed è dedicato a rifiuti urbani residui da raccolta differenziata e rifiuti speciali. Composto da due linee di combustione, produce energia elettrica e calore. Ciascuna linea di termovalorizzazione è dotata di generatore di vapore a recupero di calore e la sezione di trattamento fumi ha il compito di ridurre al massimo le concentrazioni di inquinanti presenti nei fumi provenienti dalla combustione dei rifiuti, al di sotto dei limiti previsti. 
 

La stessa attenzione viene seguita nell’impianto di termovalorizzazione di Piacenza, conosciuto anche come Tecnoborgo e collocato all’interno di un complesso di oltre 200.000 mq, occupati dalla sede e dagli impianti di Iren (depuratore, stoccaggio e trattamento rifiuti speciali, stoccaggio raccolte differenziate e rifiuti solidi urbani).
 

Attraverso la consolidata tecnologia del forno a griglia, l’impianto piacentino ha una capacità di smaltimento di 120.000 t/a di rifiuti urbani, rifiuti speciali assimilabili agli urbani, rifiuti sanitari trattati e fanghi biologici provenienti dall’attiguo impianto di depurazione delle acque. Il processo di smaltimento avviene con il costante monitoraggio delle emissioni, effettuato attraverso un sistema installato direttamente sull’impianto e associato a una stazione metereologica e i dati registrati sono inviati in tempo reale all’organismo di controllo, l’ARPA di Piacenza.

 

Controllo, innovazione e sostenibilità ambientale: così l’impiego dei termovalorizzatori può garantire il virtuoso smaltimento dei rifiuti.

 

 

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