Un’altra differenza tra le due tipologie di centrali riguarda le condizioni dell’ambiente in cui sono poste: le centrali onshore sono esposte a condizioni climatiche e ambientali relativamente più stabili rispetto alle centrali offshore. Tuttavia, possono essere soggette a fenomeni atmosferici come venti forti, grandine e temperature estreme. Le centrali offshore affrontano condizioni marine ancora più impegnative, come onde, maree e corrosione dovuta all'acqua salata: sfide che richiedono una progettazione e una manutenzione più sofisticate.
Riguardo il potenziale energetico, le centrali onshore possono raggiungere una buona produzione energetica ma essere limitate da questioni di spazio e condizioni del vento. Le centrali offshore, invece, possono beneficiare di venti più forti e costanti al largo delle coste: questo può tradursi in una produzione energetica più stabile e consistente.
Secondo il rapporto Global Wind Energy 2016, infatti, entro il 2030 l’eolico potrebbe soddisfare il 20% della richiesta globale di energia elettrica. Un dato che, secondo lo studio, innesterebbe un circolo virtuoso capace di preservare l’ambiente garantendo 3 miliardi di tonnellate di CO2 in meno. Dunque, che la si ricavi in mare o sulla terraferma, l’energia eolica rimane una fonte di energia rinnovabile ed efficiente poiché semplice da ottenere e a basso impatto ambientale.