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Economia circolare, l'Italia è medaglia d'oro in Europa

13 giugno 2024

Durante la VI Conferenza Nazionale sull’economia circolare, organizzata dal Circular Economy Network in collaborazione con ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), è stato presentato VI rapporto sull’economia circolare.

 

L’Italia si posiziona come il Paese con il migliore indice di circolarità. Questo risultato positivo deriva soprattutto dalla gestione dei rifiuti: infatti l’Italia è prima in classifica per il tasso di riciclo dei rifiuti.

economia circolare

L’Italia prima in classifica

Il rapporto compara le performance di circolarità delle 5 maggiori economie dell’Unione europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia). Per stilare la classifica, i 5 Paesi sono stati comparati usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. Al primo posto della classifica spicca l’Italia con 45 punti, seguita da Germania, con 38, Francia, con 30, Polonia e Spagna con 26.

 

Ma quello italiano è un trend in crescita già dal 2021, quando il Paese ha registrato un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, superando di 8 punti percentuali la media Ue. Per quel che riguarda i rifiuti urbani, anche qui il dato è positivo: nel 2022 ha raggiunto il 49,2%, superando la media Ue del 48,6%, rimanendo però sotto la Germania (69,1%). E buone notizie anche per il riciclaggio dei Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), con un tasso dell’87,1% (dato 2021), superiore alla media Ue dell’81,3%.

 

Le piccole imprese sono il motore dell’economia circolare

In Italia le imprese con meno di 250 dipendenti costituiscono la quasi totalità delle aziende, e a loro volta sono composte prevalentemente da piccole aziende e microimprese. Il loro ruolo delle piccole imprese nella transizione verso un’economia circolare è essenziale.

 

Le piccole imprese appaiono sempre più consapevoli della necessità di avere un ruolo attivo nella transizione ecologica, non solo per ridurre gli impatti ambientali, ma anche per

cogliere le opportunità di carattere economico connesse a una maggiore sostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi, al contenimento dei costi di approvvigionamento dell’energia e delle materie prime, nonché alla competitività dei loro prodotti sui mercati.

 

Si riscontra, però, da un lato la carenza di adeguati strumenti e competenze aziendali, dall’altro la necessità di un contesto che sia in grado di favorire la transizione ecologica delle imprese più piccole attraverso efficaci politiche industriali e un quadro normativo di più semplice applicazione.

occupazione

L’economia circolare genera occupazione

L’economia circolare innesca dei meccanismi virtuosi, tra questi la creazione di occupazione: per esempio, nel 2021, 4,3 milioni di persone erano impegnate in attività legate a questo settore, con l’Italia che contava 613.000 lavoratori nel comparto, rappresentando il 2,4%. Una percentuale che da sola non spiega l’impatto, ma se si considera che rappresenta un incremento del 4% rispetto al 2017 e che posiziona l’Italia al secondo posto dopo la Germania, allora l’importanza è evidente.

 

Nonostante i risultati positivi, il nostro Paese deve affrontare alcune criticità, per esempio, il consumo di materiali è aumentato dell’8,5% rispetto al 2018, raggiungendo 12,8 tonnellate per abitante nel 2022, pur rimanendo al di sotto della soglia della media europea, che si attesta alle 14,9 tonnellate. Inoltre, sebbene la dipendenza delle importazioni di materiali sia in calo rispetto al 2018, rimane ancora molto elevata (46,8%).

Materie prime critiche, a che punto siamo secondo il rapporto

Il Rapporto presenta anche un aggiornamento, curato dall’ENEA, sulle materie prime critiche e strategiche, con un focus sulle terre rare e sul rame. A livello mondiale, l’85% circa delle terre rare leggere e la totalità delle terre rare pesanti impiegate dipendono dalle esportazioni cinesi.

 

La crescente domanda di materie prime critiche pone una grande sfida. Anche in questo caso, la soluzione più sostenibile è il riciclo: l’Italia, e l’Europa in generale, devono aumentare la quantità di queste materie recuperate attraverso il riciclo – come già sottolineato dal report Iren – Ambrosetti - per ridurre la dipendenza dalle importazioni e promuovere una maggiore sostenibilità.

Economia circolare, perché è un settore strategico

Puntare sulla circolarità deve essere la via maestra per accelerare la transizione ecologica. È quello che emerge anche dalle parole di GIlberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. In un video messaggio proiettato durante la presentazione del rapporto, il ministro ha affermato: L’economia circolare è l’unica economia che l’umanità e il Pianeta potranno permettersi per i decenni a venire, per preservare le risorse e per le future generazioni. Dai dati del nuovo rapporto della Circular Economy Network emerge che il nostro Paese si colloca in prima fila per molti indicatori di circolarità. Un paese povero di materie prime come il nostro deve puntare sull’economia circolare. In tempi in cui il costo delle materie prime aumentano, il recupero e il riciclo contribuiscono alla strategia contro l’inflazione. La circolarità ha un ruolo strategico per renderci indipendenti da Paesi terzi che sono fornitori di materie prime critiche”.

Gestione dei rifiuti e circolarità, l’impegno del Gruppo Iren

In linea con i risultati raggiunti dall’Italia, il Gruppo Iren governa i propri rifiuti e quelli gestiti per le comunità locali con obiettivi di riduzione della produzione, incremento del recupero di materia e della produzione energetica, seguendo i principi di prevenzione, sostenibilità e sicurezza.

 

Come emerge dal Bilancio di sostenibilità 2023, la chiusura del ciclo dei rifiuti prodotti viene effettuata, oltre che nel rispetto del quadro normativo, con una particolare attenzione alla valorizzazione della risorsa rifiuto (riciclo, recupero di materia e preparazione per il riutilizzo) e privilegiando il recupero energetico dei rifiuti non utilmente recuperabili per ricorrere, solo in ultima istanza, allo smaltimento.

 

Nel 2023, infatti, circa il 64% dei rifiuti prodotti dal Gruppo è stato sottratto allo smaltimento, proseguendo il trend di crescita nell’ultimo triennio, attraverso l’avvio alla filiera del recupero di materia tramite riciclo (51%), preparazione per il riutilizzo (46%) o altre ad operazioni di recupero (3%), in impianti di proprietà del Gruppo o di terzi. La restante quota, pari al 36% dei rifiuti prodotti, è stata destinata a incenerimento con recupero energetico (19%), discarica (5%) e ad altre operazioni di smaltimento (76%), in impianti di proprietà del Gruppo e di terzi.

 

L’approccio circolare è quello che distingue anche il servizio di raccolta rifiuti urbani: Iren nel 2023 ha operato in un bacino di oltre 3,8 milioni di abitanti, in cui sono state gestite circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Prevenire la produzione, aumentare i livelli di raccolta differenziata e riciclare i rifiuti sono obiettivi fondamentali delle politiche di gestione, perché consentono di ridurre i fabbisogni di smaltimento e quindi l’impatto ambientale complessivo.

 

A tal fine, il Gruppo promuove iniziative di sensibilizzazione e informazione per diffondere cultura, consapevolezza e comportamenti orientati alla riduzione della produzione dei rifiuti, attraverso la comunicazione. Un piano di azione vincente che ha permesso soprattutto in alcune aree raggiungere livelli di eccellenza nella raccolta differenziata: intorno all’82% nella provincia di Reggio Emilia, mentre la provincia di Parma ha raggiunto quasi l’80%. Questi ottimi risultati sono il frutto della collaborazione tra il Gruppo Iren e i comuni, ma anche dell’impegno dei cittadini che danno prova di consapevolezza dell’importanza di questo servizio nell’ottica della tutela del territorio.

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