Più dell’80% dei macro-rifiuti galleggianti è costituito da plastica. Moltissimi, più di un terzo, sono articoli monouso. È quanto evidenziato dal rapporto “Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi: il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA per la Strategia Marina”, condotto dall’istituto nell’ambito dell’Accordo operativo MASE-ISPRA.
Il monitoraggio è il risultato di 400 ore di osservazione che hanno riguardato i macro-rifiuti galleggianti di grandezza maggiore di 2,5 cm su 12 fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere.
L’accurata indagine ha svelato anche quali sono i rifiuti che più di tutti inquinano le nostre acque: la maggior parte deriva da imballaggi legati al consumo di alimenti. Si tratta di un monito che rinvigorisce l’urgenza di ridurre l’uso della plastica nei cibi e di sensibilizzare a un’alimentazione più sostenibile che includa anche il packaging. Inoltre, i risultati della ricerca hanno evidenziato come i rifiuti restino a lungo nei fiumi, con movimenti intermittenti, influenzati dalle variazioni del livello delle acque. Tevere, Sarno e Po sono tra i principali fiumi che fungono da vettori di macro-rifiuti verso il mare. Perché? attraversano nelle aree urbane densamente popolate che producono un volume maggiore di rifiuti rispetto a quelle rurali. Ecco, nel dettaglio, cosa è emerso dal rapporto e quali le dimensioni su cui occorre lavorare.