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Macro-rifiuti nei fiumi, cosa prevede il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA 

28 ottobre 2024

Più dell’80% dei macro-rifiuti galleggianti è costituito da plastica. Moltissimi, più di un terzo, sono articoli monouso. È quanto evidenziato dal rapporto “Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi: il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA per la Strategia Marina”, condotto dall’istituto nell’ambito dell’Accordo operativo MASE-ISPRA.

 

Il monitoraggio è il risultato di 400 ore di osservazione che hanno riguardato i macro-rifiuti galleggianti di grandezza maggiore di 2,5 cm su 12 fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere.

 

L’accurata indagine ha svelato anche quali sono i rifiuti che più di tutti inquinano le nostre acque: la maggior parte deriva da imballaggi legati al consumo di alimenti.  Si tratta di un monito che rinvigorisce l’urgenza di ridurre l’uso della plastica nei cibi e di sensibilizzare a un’alimentazione più sostenibile che includa anche il packaging. Inoltre, i risultati della ricerca hanno evidenziato come i rifiuti restino a lungo nei fiumi, con movimenti intermittenti, influenzati dalle variazioni del livello delle acque. Tevere, Sarno e Po sono tra i principali fiumi che fungono da vettori di macro-rifiuti verso il mare. Perché? attraversano nelle aree urbane densamente popolate che producono un volume maggiore di rifiuti rispetto a quelle rurali. Ecco, nel dettaglio, cosa è emerso dal rapporto e quali le dimensioni su cui occorre lavorare.

rifiuti

La metodologia della ricerca di ISPRA per il monitoraggio dei macro-rifiuti

ISPRA tiene alta l’attenzione sui rifiuti marini, ovvero qualsiasi materiale solido persistente fabbricato o trasformato e in seguito scartato, eliminato, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero.  Come emerge dal report, la gran parte di essi si originano a terra, si disperdono nell’ambiente oppure vengono veicolati per il tramite dei fiumi nei mari.

 

Il monitoraggio di ISPRA lo dimostra e ha riguardato 12 fiumi, scelti in base alla necessità di monitorare le 3 sottoregioni marine: Mar Mediterraneo Occidentale (Regioni da Liguria a Calabria/Sicilia Settentrionale); Mare Adriatico (da Friuli Venezia Giulia a Puglia orientale); Mar Ionio e Mar Mediterraneo Centrale (Sicilia Meridionale, Calabria, Basilicata, Puglia occidentale).

Con lo scopo di scandagliare la situazione dei macro-rifiuti estesa a tutto il territorio, è stata condotta un’indagine tramite due modalità svolte in parallelo. La prima riguarda l’osservazione dei macro-rifiuti galleggianti tra giugno 2022 e maggio 2023 che ha permesso di acquisire informazioni sulla quantità dei rifiuti in base alla stagione, sulle loro dimensioni, sui loro materiali e sul settore produttivo a cui appartengono.

 

La seconda, invece, fa riferimento a un esperimento innovativo tramite tracciatori GPS applicati su contenitori galleggianti che sono stati rilasciati e progettati per simulare dei macro-rifiuti. L’invio delle loro posizioni ha permesso di evidenziare la lunga permanenza degli oggetti in fiumi: dei tracciatori giunti al mare, molti hanno percorso diversi chilometri prima di spiaggiarsi ed essere poi successivamente recuperati. Il loro percorso, sia in fiume sia in mare, ha restituito anche informazioni utili nell’ambito delle politiche di gestione dei rifiuti anche transfrontaliere.

 

JunkTrack (questo il nome dell’esperimento), tra giugno 2022 e dicembre 2023, ha raccolto ed elaborato dati che sono diventati insiemi di informazioni preziose per elaborare migliori politiche di gestione.

 

Risultati e buone notizie per le politiche ambientali

I risultati della ricerca ISPRA-MASE, nonché gli esperimenti stessi, hanno come obiettivo non solo il monitoraggio dei rifiuti, ma anche la valutazione dell’efficacia delle politiche ambientali. Il Tevere, il Sarno e il Po veicolano più macro-rifiuti in mare: a livelli macro, sostiene ISPRA, i fiumi che passano per centri densamente abitati veicolano più rifiuti rispetto a quelli delle aree rurali. Un altro risultato importante è che più dell’80% dei rifiuti sono di plastica. A seguire, con percentuali decisamente inferiori, ci sono gli scarti di carta (4,6%), vetro e metallo (2% circa). Ne consegue che, ridurre l’inquinamento da plastica, è una priorità sempre più urgente.

 

Nonostante la sperimentazione all’avanguardia, per certi rifiuti non si è potuto capire a quale settore produttivo appartenessero: questa categoria ha rappresentato il 65% del totale intercettato ma, in generale, il consumo di cibo è risultato il settore predominante, con il 19,4%.  

 

Una buona notizia, invece, riguarda le infrastrutture che – se adeguate – servono: la barriera anti-rifiuti sul fiume Tevere, per esempio, ha dimostrato la sua efficacia nel massimizzare la raccolta dei rifiuti marini. Un’evidenza che fa emergere l’importanza di disporre delle infrastrutture adeguate per contrastare l’inquinamento fluviale e tutelare la risorsa idrica mettendo al centro il benessere del Pianeta.

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