Lo strumento più potente per arginare lo strapotere di Paesi terzi sul rifornimento delle materie prime critiche è l’approccio circolare. A poterla attuare sono in particolar modo le multiutility come Iren in grado di puntare sull’economia circolare e rendere indipendente almeno una parte dell’approvvigionamento che ora dipende ancora dalla Cina.
Come indicato dallo studio Iren-Ambrosetti, nel 2040 il riciclo potrebbe soddisfare tra il 20% e il 32% del fabbisogno annuale del nostro Paese di materie prime critiche: questo rende sempre più prioritario l’obiettivo di far crescere di 13 volte lo stock di riciclabili da oggi al 2040. Per farlo Iren ha previsto nel suo piano industriale 2030 che l’80% degli investimenti totali sia dedicato alla crescita sostenibile. Con questi fondi la multiutiliy sta costruendo il primo impianto in Italia dedicato al recupero dei materiali preziosi e delle materie prime critiche in Valdarno (entro il 2023).
Un altro progetto, in provincia di Siena, riguarda un altro impianto che si occuperà di riciclare pannelli solari, dai quali si potranno ricavare circa novemila tonnellate all’anno di materiali utili per l’industria italiana, come vetro, alluminio, rame, plastica e silicio.
Sforzi necessari, ma che avranno bisogno di una rete di cooperazione. Ambrosetti ha infatti stimato che in Italia serviranno almeno sette impianti per riciclare la quantità sempre crescente di rifiuti da qui al 2040. Una soluzione concreta per costruire una parziale indipendenza su quel che riguarda materiali necessari per la nostra economia a partire da un modello di sviluppo sostenibile.