Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di Gpp si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi che a incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture. In Italia è stato introdotto dal 2008 con il Piano d’azione nazionale GPP che ha previsto l’adozione, con successivi decreti ministeriali, dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per ogni categoria di prodotti, servizi e lavori acquistati o affidati dalla pubblica amministrazione. Dal GPP, oltre alla riduzione degli impatti ambientali, possono derivare altri aspetti positivi come una migliore competitività tra le imprese che sia da stimolo per l’innovazione, la diffusione di modelli di consumo e di acquisto sostenibili e la riduzione dei rifiuti prodotti.
Il Gpp è il tema centrale del VI rapporto “I numeri del Green Public Procurement in Italia”, curato dall’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi: come si legge dai dati, il criterio plastic free - una delle dimensioni in cui il Gpp si articola - è applicato al 92% nei capoluoghi. Nei comuni, invece, la percentuale si abbassa al 49%.
Per colmare il gap, è importante considerare i benefici dell’applicazione del Gpp e incoraggiarne l’adozione verso un domani a basso impatto ambientale: ponendo i criteri ambientali come parametri di valutazione principale, infatti, il Gpp consentirebbe anche in Italia di avvicinarsi all’obiettivo comune indicato dalle Nazioni Unite. Ovvero realizzare un'economia circolare sostenibile, rispettosa dell'uomo e dell'ambiente, riducendo l'inquinamento da plastica dell'80% entro il 2040. Ciò, affermano le Nazioni Unite, è realizzabile a patto che i Paesi e i relativi mercati utilizzino le tecnologie esistenti per apportare cambiamenti significativi alle politiche e al mercato.