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Luglio 2023, il mese più caldo mai registrato: lo studio che ne spiega le cause e allerta sul riscaldamento globale

31 agosto 2023

Luglio 2023 è stato in assoluto il mese più caldo mai registrato. La sua temperatura ha raggiunto un nuovo record sorpassando di 0.72°C la media delle temperature 1991-2020 per luglio e di 0.33°C quella del luglio 2019.

 

Si tratta di un dato storico portato alla luce dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), dall’analisi del Copernicus Climate Change Service (C3S) e da una ricerca dell’Università di Lipsia. Le tre documentazioni incrociate hanno preso in considerazione diverse rilevazioni, basate su misurazioni provenienti da satelliti, navi, aeroplani e stazioni meteorologiche. Il risultato è stato in grado di fare chiarezza sulle temperature dell’aria, sulla copertura del ghiaccio marino e le variabili idrologiche, oltre che sulle temperature delle acque marine superficiali.

 

Il quadro che se ne ricava è ben riassunto dalle parole della vicedirettrice del C3S, Samantha Burgess: “Questi numeri da record stanno avendo conseguenze terribili sia per l’uomo, sia per l’ambiente, esposto a eventi estremi sempre più intensi e frequenti. E nonostante si tratti di dati temporanei, mostrano quanto sia urgente l’impegno per ridurre le emissioni globali di gas serra, che sono le principali cause di questi tristi primati”.

 

donna con ventaglio

Le cause e gli effetti del record di luglio 2023

Il caldo da record non riguarda solo numeri mai raggiunti ma anche l’innalzamento della temperatura atmosferica. Durante la prima e la terza settimana di luglio, la temperatura media globale ha superato di più di 1,5°C quella dell’era pre-industriale.

 

Il dato relativo al +1.5°C rappresenta un valore critico che, come indicato dagli Accordi di Parigi, non dovrebbe essere superato per far sì che la qualità della vita per gli esseri umani sia equilibrio con il Pianeta.

 

Gli altissimi livelli di calore sono stati percepiti in Nord America, Asia, Nord Africa e anche in Europa. L’impatto è globale e, in quanto tale, il superamento della soglia di temperatura critica è un segnale di allarme costante che richiama la comunità internazionale all’azione concreta per conseguire l’obiettivo comune di mitigare le temperature, diminuendo le emissioni di gas serra.

 

Secondo gli istituti di rilevazione, i problemi principali sono collegati alle acque, ai mari e agli oceani. La temperatura della superficie marina ha superato di gran lunga i valori medi rispetto allo stesso periodo degli anni passati: più 0,51°C rispetto alla media nel periodo 1991-2020. Inoltre, il mar Mediterraneo ha raggiunto temperature mai registrate con 28,71°C.

 

Anche la situazione dei ghiacciai ha continuato a battere i record durante tutto l’anno, con una riduzione della superficie nel mese di luglio del 15%. In generale, la situazione del 2023 non fa ben sperare.

 

Considerando il periodo da gennaio a luglio, i ricercatori hanno constatato che la media delle temperature globali del 2023 è la terza più alta mai registrata, di 0,43 gradi sopra la media 1991-2020, contro 0,49 gradi per il 2016 e 0,48 gradi per il 2020.

 

A essere fonte di particolare timore per gli esperti sono le ondate di caldo marino e le condizioni di El Niño, fenomeno climatico che provoca il riscaldamento delle acque del Pacifico Orientale-Equatoriale e che può durare tra i tre e i sette anni. Per questo motivo, come indicano gli esperti, incrementare la divulgazione sugli impatti del surriscaldamento globale è sempre più fondamentale.

 

L’allarme dei ricercatori

Secondo quanto dichiarato da Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica globale, “La necessità di ridurre le emissioni di gas serra è più urgente che mai. L'azione per il clima non è un lusso, ma un obbligo”. Proprio perché “la realtà climatica che ha colpito milioni di persone a luglio è la dura realtà del cambiamento climatico”.

 

Si tratta, secondo l’esperto, di un’anticipazione di quelle che saranno le dinamiche del futuro, con conseguenze che si faranno sentire nelle comunità e negli ecosistemi di tutto il mondo.

 

È quindi fondamentale ridurre le emissioni per non superare le soglie critiche di +1,5°C e +2,0°C, incrementando l’azione internazionale per scongiurare il rischio indicato dalle Nazioni Unite: l’innalzamento della temperatura globale rispetto ai livelli pre-industriali che potrebbe arrivare a 2,8°C. Agire in modo istantaneo e sinergico è la strada indicata dagli esperti per contrastare il cambiamento climatico e tutelare il benessere del Pianeta e di chi lo abita.

 

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