Come sostiene Celeste Saulo, Segretaria generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, “La crisi climatica è la sfida più grande della nostra generazione. Il costo della climate action può sembrare alto, ma il costo dell’inazione è molto più alto. Come dimostra questo rapporto, dobbiamo sfruttare la scienza per fornire soluzioni per il bene della società”.
Al bene della società pertiene anche la salute delle persone. Quest’ultima è messa a forte rischio, come sottolinea il rapporto, dallo stress da calore: ovvero la misura con cui il corpo umano risponde all’impatto delle alte temperature, combinate con altri fattori come l’umidità e la velocità del vento. Lo stress da calore può portare a un esaurimento da calore, o ancora, al colpo di calore. La mortalità legata al caldo, infatti è aumentata del 30% in Europa, così come i decessi legati al caldo.
Per questo, sottolinea l’analisi, la scienza diventa essenziale nello studio di nuove tecnologie che conducano verso una transizione ecologica capace di attutire gli effetti del cambiamento climatico. Fondamentale, secondo il rapporto, è il lavoro di ricerca e monitoraggio sui venti, sulla radiazione solare, sulle variabili idrologiche, anche in vista dell’attuazione delle politiche climatiche in Europa.
Comprendere le variazioni regionali, infatti, permette di tararsi anche sui cambiamenti da mettere in atto. Un primo grande risultato è proprio quel 43% di energia prodotta da fonti rinnovabili, in forte aumento rispetto all’anno precedente, in cui era il 36%. Un dato che anche Iren segue: la concretizzazione della strategia del Gruppo Iren per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, come opzione sostenibile nel medio-lungo periodo, ha fatto registrare nel 2023 una crescita della produzione “green” di oltre il 30% rispetto all'anno precedente. Dati che dimostra che la rotta da seguire è quella che prevede due sviluppi contemporanei, da mandare avanti nel segno della sostenibilità: quello rispetto alla tutela dell’ambiente e quello economico globale.