Green

Emissioni: in Italia calo del 6,8% nel 2023, ma serve accelerare per consolidare i risultati

14 aprile 2025
  • In Italia, le emissioni di gas serra sono diminuite del 6,8% nel 2023, segnando un -26% rispetto ai livelli del 1990 e confermando un trend strutturale positivo.

  • A trainare il calo sono state le rinnovabili, l’efficienza energetica e la sostituzione dei combustibili più inquinanti con alternative meno impattanti.

  • Il Gruppo Iren contribuisce alla decarbonizzazione con 8,2 miliardi di euro di investimenti previsti entro il 2030, puntando a oltre 2 GW di capacità rinnovabile installata.

Nel 2023 le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 6,8% rispetto al 2022, scendendo a 385 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Un dato importante, che conferma un trend strutturale di decrescita e rafforza il posizionamento dell’Italia tra i Paesi europei più attivi nella transizione ecologica.

 

Ma attenzione: il percorso è tutt’altro che concluso. È quanto emerge dall’ultimo Inventario nazionale delle emissioni dei gas serra, pubblicato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e comunicato ufficialmente all’Unione Europea insieme agli scenari emissivi al 2055.

 

Il dato assume ancora più rilievo se confrontato con la base del 1990: dal 1990 a oggi, l’Italia ha ridotto le proprie emissioni del 26%. È una delle migliori performance tra i Paesi dell’UE, ma ancora distante dall’obiettivo del Green Deal europeo, che prevede almeno il 55% di riduzione entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.

Le ragioni del calo: efficienza, rinnovabili e combustibili meno impattanti

Il calo delle emissioni registrato nel 2023 non è legato a fattori occasionali, ma a un insieme di dinamiche strutturali che si stanno consolidando anno dopo anno. Secondo ISPRA, le principali ragioni della contrazione emissiva sono l’aumento dell’efficienza energetica in ambito civile, industriale e nei trasporti; la maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili, che secondo Terna hanno coperto il 41,2% del fabbisogno elettrico nazionale nel 2023 e la sostituzione di combustibili fossili ad alto contenuto carbonico (come il carbone) con alternative meno impattanti, come il gas naturale o l’idrogeno.

 

A contribuire è stata anche una congiuntura favorevole: l’inverno mite ha ridotto il consumo di energia per il riscaldamento, mentre la domanda elettrica complessiva è scesa dell’1,9% rispetto al 2022.

La distribuzione delle emissioni per settore

Nel dettaglio, il 2023 ha confermato le seguenti quote settoriali:

 

  • Trasporti: 28% delle emissioni nazionali.
  • Produzione di energia: 21%.
  • Residenziale: 18%.
  • Industria manifatturiera: 13%.
  • Agricoltura: 7%.
  • Altri settori: 13%.

 

Sebbene i trasporti rappresentino la quota maggiore, il focus dell’analisi si sposta qui su produzione energetica, settore residenziale e manifattura, che insieme costituiscono oltre il 50% delle emissioni nazionali.

Il settore energetico, emissioni in calo grazie alle rinnovabili

Il comparto energetico ha visto un calo marcato delle emissioni grazie alla crescente produzione da fonti rinnovabili. In particolare, l’idroelettrico ha goduto di un’annata positiva sul piano climatico (+30,4% rispetto al 2022), mentre il fotovoltaico ha registrato un +19,3%. Il dato sulle rinnovabili è confermato anche da Terna, che rileva una crescita di 7,5 GW di nuova capacità installata nel 2023, per un totale di 76,6 GW (di cui 37,1 GW fotovoltaici e 13 GW eolici).

L’efficientamento energetico riduce l’impatto del settore residenziale

Nel settore residenziale la riduzione è stata determinata da interventi di efficientamento energetico, come l’installazione di pompe di calore, caldaie a condensazione e doppi vetri isolanti, spesso incentivati da bonus fiscali (Ecobonus e Superbonus). Il calo dei consumi domestici si traduce in una riduzione diretta delle emissioni da combustione.

 

La manifattura, invece, ha ridotto le proprie emissioni grazie a processi produttivi più efficienti e a un minore utilizzo di carbone e olio combustibile. Anche in questo caso, il mix energetico più pulito ha avuto un ruolo determinante.

Quali prospettive al 2030 e oltre

Secondo ISPRA, mantenere il trend attuale non sarà sufficiente. Per rispettare gli impegni UE, sarà necessario triplicare la velocità di installazione di impianti rinnovabili; ridurre drasticamente la domanda di energia fossile; investire in tecnologie di accumulo e reti intelligenti (smart grid) e promuovere modelli di consumo consapevole.

 

In particolare il 2030 rappresenta una soglia critica: se l’Italia non riuscirà a ridurre del 55% le emissioni rispetto al 1990, l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 sarà compromesso.

 

In questo scenario, il ruolo delle imprese diventa ancora più centrale. Come dimostra l’impegno di Iren, le strategie industriali devono integrarsi con le politiche pubbliche e con una maggiore educazione ambientale rivolta a cittadini, scuole e comunità.

Vista dall’alto di un uomo che attraversa una struttura in legno su prato sintetico, con cornici rettangolari disposte a formare un percorso.

La responsabilità condivisa

Il rapporto ISPRA ci restituisce una fotografia incoraggiante ma non definitiva. Il calo delle emissioni è reale, ma ancora fragile. Gli effetti della pandemia, del rallentamento industriale e dei bonus casa che hanno permesso l’efficientamento energetico delle strutture residenziali hanno inciso, ma ora serve consolidare e strutturare la transizione. Non basta una singola azione, serve una regia sistemica che coinvolga istituzioni, imprese, enti locali e cittadini.

 

La sostenibilità, infatti, è un obiettivo collettivo, che può essere raggiunto solo con coerenza, ambizione e responsabilità diffusa. Le emissioni si misurano in tonnellate di CO₂, ma parlano di stili di vita, scelte politiche e modelli economici. Per questo, ogni tonnellata in meno rappresenta molto più di un numero: è un passo concreto verso un pianeta più sano, giusto e vivibile.

Il futuro è adesso: gli investimenti di Iren per la decarbonizzazione

A guidare la transizione energetica non sono solo le politiche pubbliche, ma anche l’impegno concreto delle grandi utility nazionali. In questo scenario, il Gruppo Iren si conferma tra gli attori più attivi e determinati nel perseguire l’obiettivo della neutralità climatica. Le energie rinnovabili rappresentano uno dei pilastri fondamentali del Piano Industriale 2024-2030, che prevede investimenti complessivi per 8,2 miliardi di euro, una quota rilevante dei quali destinata alla produzione di energia pulita da fonti rinnovabili.

 

In particolare, 2,5 miliardi di euro saranno destinati allo sviluppo di nuovi progetti energetici, con un focus netto su fotovoltaico, eolico e idroelettrico. Il 60% di questo investimento andrà proprio alle rinnovabili, con l’obiettivo di portare la capacità rinnovabile installata del Gruppo oltre i 2 GW entro il 2030. Una cifra che segna una svolta concreta nell’evoluzione del mix energetico e che si traduce in una progressiva riduzione delle emissioni climalteranti prodotte dal sistema energetico nazionale.

 

Ma il Piano Iren non si ferma alla produzione: l’impegno si estende anche alla digitalizzazione delle reti, all’economia circolare e all’efficienza energetica, in un’ottica di sistema che valorizza l’interconnessione tra i diversi ambiti della sostenibilità. Questi interventi, oltre a garantire una riduzione diretta delle emissioni, hanno anche un impatto economico positivo sui territori, stimolando la creazione di green jobs e nuove professionalità legate alla transizione ecologica.

 

Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, se lo sviluppo delle rinnovabili continuerà a crescere al ritmo attuale, entro il 2050 si potranno evitare oltre 25 gigatonnellate di CO₂, con un impatto economico positivo superiore ai 4.500 miliardi di dollari a livello globale. Investire ora in tecnologie pulite significa non solo costruire un domani sostenibile, ma anche prevenire costi ambientali e sociali futuri legati alla crisi climatica, alle ondate di calore, alla siccità e ai danni da eventi meteorologici estremi.

 

Con questo approccio integrato e lungimirante, Iren contribuisce in modo determinante al raggiungimento dei target climatici europei, offrendo un modello di sviluppo sostenibile replicabile, inclusivo e orientato al lungo periodo.

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