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Rifiuti elettronici, incremento di riciclo nel 2024: ma serve accelerare per raggiungere i target europei

28 marzo 2025
  • Nel 2024 l’Italia ha aumentato la raccolta di rifiuti elettronici, ma resta distante dal target UE del 65%, fermandosi al 36%.

  • Il sondaggio Ipsos mostra che un italiano su tre non sa come smaltire i Raee e molti accumulano dispositivi inutilizzati in casa.

  • Iren ha inaugurato in Toscana, a Terranuova Bracciolini (Arezzo), il primo impianto per il trattamento delle schede elettroniche provenienti dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).

  • Per raggiungere gli obiettivi europei serve una strategia comune tra istituzioni, cittadini e imprese, investendo su riparabilità, riuso e cultura ambientale.

Nel 2024 l’Italia ha registrato segnali positivi sul fronte della raccolta e del riciclo dei rifiuti elettronici, ma il percorso verso gli obiettivi europei resta ancora in salita. Secondo l’ultimo report dell’United Nations Institute for Training and Research (Unitar), pubblicato lo scorso ottobre, il nostro Paese ha aumentato i volumi di Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) gestiti correttamente, confermando un trend di crescita. Tuttavia, restano ampi margini di miglioramento, soprattutto se si considera il target europeo del 65% sul tasso di raccolta, ancora lontano dalla realtà italiana.

 

A fronte di una produzione mondiale di oltre 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, in crescita del 70% entro il 2040 secondo le stime dell’ONU, la corretta gestione di questi scarti ad alto impatto ambientale rappresenta una delle sfide più urgenti per la transizione ecologica. Una sfida che chiama in causa non solo istituzioni e aziende, ma anche cittadini e consumatori.

I numeri della raccolta in Italia: passi avanti, ma non basta

Secondo i dati pubblicati nel rapporto Unitar, in Italia nel 2023 sono state raccolte circa 400mila tonnellate di Raee, con un tasso di raccolta pari al 36% rispetto all’immesso sul mercato. Un dato in crescita, ma ancora distante dal 65% richiesto dall’Unione Europea. A livello regionale, le performance sono molto eterogenee: il Nord Italia si conferma più virtuoso, con Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto tra le regioni con i migliori indici di raccolta. Nel Sud e nelle Isole, invece, il sistema arranca, complici carenze infrastrutturali e una più bassa sensibilità ambientale diffusa.

 

Aumentano però anche i volumi di rifiuti elettronici non tracciati: dispositivi smaltiti nell’indifferenziata o accantonati nei cassetti, come emerso anche dal recente sondaggio Ipsos realizzato per Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club. Lo studio rileva come un italiano su tre non sappia con certezza come conferire i Raee, e ben il 40% ammetta di tenere in casa almeno un apparecchio elettronico non funzionante. I comportamenti scorretti sono spesso frutto di scarsa informazione, di una percezione sottovalutata del problema e di poca consapevolezza sui risultati raggiunti e sugli aspetti su cui occorre ancora lavorare.

 

Ad esempio il sondaggio Ipsos fa emergere che il 43% degli intervistati “non sa e non ritiene credibile” che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa di riciclo dei rifiuti. Solo il 14% degli italiani, infatti, ritiene che il proprio territorio di residenza sia sopra la media europea rispetto alla circolarità.  Quasi la maggioranza del campione (48%) ritiene che i rifiuti domestici sono “solo in parte smaltiti correttamente”, mentre il 23% afferma che lo sono “in gran parte”. Il 19% crede che siano in gran parte smaltiti in modo non corretto.

L'importanza del riciclo: risorse preziose e riduzione dell’impatto ambientale

La gestione dei rifiuti elettronici non è solo una questione di decoro urbano o di rispetto delle normative: è un tassello cruciale dell’economia circolare. Ogni dispositivo dismesso, dai frigoriferi ai computer, dai cellulari ai televisori, contiene materiali preziosi come oro, rame, cobalto, litio e terre rare. Materie prime strategiche che, se non correttamente recuperate, finiscono disperse nell’ambiente o vanno ad alimentare la domanda estrattiva globale, con costi economici e ambientali altissimi.

 

Nel 2024, a livello mondiale, solo il 22,3% dei rifiuti elettronici è stato correttamente trattato, secondo il report Unitar. Tradotto: oltre 48 milioni di tonnellate di Raee sono sfuggiti a qualsiasi forma di riciclo, equivalenti a circa 60 miliardi di dollari in materiali non recuperati. Un danno doppio: economico e ambientale.

 

Un esempio lampante della cattiva gestione dei rifiuti elettronici è rappresentato dai cellulari: molte persone tendono ad accumulare in casa quelli che non vengono più utilizzati, sia funzionanti che non. Secondo quanto riporta un comunicato di WEEE Forum, solo nelle case degli europei ci sarebbero circa 700 milioni di cellulari inutilizzati o non più funzionanti, in media più di due per abitazione

Cerimonia di inaugurazione di un impianto di trattamento rifiuti elettronici, con sei rappresentanti istituzionali che tagliano un nastro rosso davanti a macchinari industriali.

Recupero Raee, servono infrastrutture adeguate: l’esempio di Iren

In questo scenario, il contributo delle multiutility come il Gruppo Iren è fondamentale nel fornire infrastrutture adeguate dedicate al recupero dei rifiuti elettronici e inaugurare processi virtuosi di economica circolare. A riguardo, a dicembre 2024, Iren ha inaugurato in Toscana, a Terranuova Bracciolini (Arezzo), il primo impianto per il trattamento delle schede elettroniche provenienti dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). Il sito, che si estende su una superficie di circa 2.400 mq, rappresenta un unicum a livello nazionale. Consente l’estrazione, la selezione, il recupero e il tracciamento tramite blockchain di metalli preziosi quali oro, argento, palladio e rame attraverso un processo di disassemblaggio meccanico e trattamento idrometallurgico appositamente progettati.

La capacità di trattamento della struttura è pari a oltre 300 tonnellate di schede elettroniche all’anno, permettendo un recupero medio minimo settimanale di circa 1 kg di oro, 2 kg di argento, 0,5 kg di palladio, 500 kg di rame metallico puro e tra i 600 e 700 kg di rame in polvere, arrivando quindi a quasi 200 kg di metalli preziosi e 57 tonnellate di rame all’anno.

 

Un processo virtuoso su più fronti: oggi oltre il 90% delle schede elettroniche recuperate in Italia è destinato all’esportazione. Il nuovo impianto del Gruppo Iren, collocandosi in una innovativa direzione di circolarità e prossimità territoriale, contribuisce allo sviluppo economico dell’area e favorisce anche sinergie con l’importante distretto orafo aretino che potrà utilizzare le materie recuperate senza alcuna ulteriore lavorazione.

Le sfide da affrontare: target UE, cultura del riuso e diritto alla riparazione

Per raggiungere il target europeo del 65% di raccolta dei Raee, l’Italia deve ancora compiere passi decisivi. Gli esperti sottolineano la necessità di potenziare i punti di raccolta, semplificare le procedure di conferimento, rafforzare i controlli sul mercato illegale e investire in informazione e formazione.

 

Un altro aspetto centrale riguarda il diritto alla riparazione, che sta diventando una delle battaglie più sentite in ambito europeo. Il Green Deal europeo e il nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare della Commissione UE puntano a incentivare la longevità dei prodotti, scoraggiando l’obsolescenza programmata e favorendo la riparabilità e il riutilizzo.

 

Secondo il sondaggio Ipsos, il 76% degli italiani sarebbe favorevole a norme che impongano ai produttori di garantire la riparabilità dei dispositivi elettronici per almeno cinque anni. Un dato che riflette una crescente consapevolezza sul valore delle risorse e sulla necessità di un cambio di paradigma nei modelli di consumo.

Una transizione da accelerare, con tutti i protagonisti

Il 2024 ha segnato un progresso importante nella gestione dei rifiuti elettronici, ma il traguardo europeo resta distante. Accelerare il passo è possibile solo attraverso un’azione sinergica: imprese, istituzioni, cittadini devono fare ciascuno la propria parte. Il modello promosso da aziende come Iren dimostra che investire in tecnologie, cultura ambientale e innovazione porta risultati concreti.

 

I Raee sono un banco di prova per la nostra capacità di trasformare lo scarto in risorsa, il problema in opportunità. E in un mondo dove ogni anno si generano milioni di tonnellate di scarti tecnologici, la sfida del riciclo non è più rimandabile: è qui, oggi, ed è una delle chiavi per costruire una vera economia circolare.

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