Innovazione

Terre rare e metalli preziosi, ecco quelli presenti nei nostri smartphone

9 giugno 2024

Gli smartphone oltre a essere dei dispositivi ormai indispensabili nelle nostre vite, custodiscono anche ricordi, fotografie, contatti e appunti. Un aspetto meno conosciuto, invece, è il fatto che siano anche una miniera di metalli preziosi: le cosiddette terre rare.

 

Secondo l’American Chemical Society, un solo iPhone contiene 16 terre rare su 17, ma nel loro insieme non superano l’1% del peso del dispositivo.

 

Terre rare (REE - Rare Earth Elements) sono, ad esempio, lo scandio, il lantanio, il cerio, il praseodimio, il neodimio, il promezio, il samario, l’europio, il gadolinio, il terbio, il disprosio, l’olmio, l’erbio, il tulio, l’itterbio e il lutezio. Nomi complessi per dei metalli che spesso non abbiamo sentito nominare prima, ma che per il loro efficace rendimento vengono utilizzati in svariati ambiti. Dall’industria elettronica e tecnologica a quella aeronautica e militare.

 

Pur essendo poco conosciute, le terre rare permettono la produzione e il funzionamento di oggetti che fanno parte della quotidianità e svolgono un ruolo fondamentale anche nelle tecnologie green

cellulare

La chimica dentro gli smartphone

Basta guardare la tavola periodica: degli 83 elementi (non radioattivi), almeno 70 si trovano negli smartphone, ossia l’84% di tutti gli elementi.

I metalli sono ciò che rende gli smartphone “intelligenti”. Uno smartphone può contenere fino a 62 diversi tipi di metalli. Le terre rare, quindi, svolgono un ruolo vitale nel funzionamento dei dispositivi tecnologici.

 

Molti dei colori vivaci rosso, blu e verde degli schermi sono dovuti alle terre rare, utilizzate anche nei circuiti del telefono e negli altoparlanti. Inoltre, anche la vibrazione degli smartphone è collegata a questo tipo di metalli: “un telefono non sarebbe in grado di vibrare senza neodimio e disprosio”, sostengono i ricercatori dell’American Chemical Society.

 

I metalli delle terre rare non vengono utilizzati solo negli smartphone ma anche in molti altri dispositivi high-tech. Si trovano nei televisori, nei computer, nei laser, nei missili, negli obiettivi delle fotocamere, nelle lampadine fluorescenti e nei convertitori catalitici.

Terre rare a rischio: la Cina ha un ruolo centrale

Le materie prime critiche (in cui rientrano anche le terre rare) - che sono indispensabili per l’economia, ma il cui approvvigionamento è a rischio - sono utilissime per la transizione ecologica e necessarie per l’innovazione tecnologica.

 

Le terre rare sono difficili da estrarre perché si presentano mescolate tra loro e spesso contengono anche torio e uranio radioattivi. Il loro prelievo e il loro trattamento hanno un forte impatto ambientale. Inoltre, la maggiore concentrazione è in Cina, che oggi è in una posizione di predominio pressoché assoluto nella loro produzione e commercio.

 

Come sottolineato dal report Iren-Ambrosetti “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare, la Cina detiene il primato nella fornitura (per il 56%) delle materie prime critiche importate dall’Unione Europea e, se interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico e 33,8 milioni di veicoli elettrici.

 

“Le multiutility come Iren sono lo strumento più potente per abilitare la rivoluzione circolare – ha spiegato il presidente Iren Luca Dal Fabbro -  Più del 90% delle materie prime critiche vengono dalla Cina, se riuscissimo a lavorare in casa quel tesoretto riusciremmo a essere indipendenti, da qui al 2040, per il 30-35% del fabbisogno di materie critiche estratte dai rifiuti”.

La strategia è il recupero e riciclo dei Raee

A questo punto, per arginare lo strapotere di Paesi terzi sul rifornimento delle materie prime critiche bisogna adottare un approccio circolare. Il recupero e il riciclo delle componenti presenti nei dispositivi obsoleti deve diventare un punto chiave.

 

A poter attuare questa prospettiva sono in particolar modo le multiutility come Iren in grado di puntare sull’economia circolare e rendere indipendente almeno una parte dell’approvvigionamento che ora dipende ancora dalla Cina.

 

Parte della soluzione sta anche nel corretto trattamento e smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici: servono degli impianti specifici come quello di Volpiano, denominato Impianto Trattamento Beni Durevoli. Questo impianto ha sede nel torinese e rappresenta un esempio di innovazione ed efficacia nell’ambito del trattamento RAEE

 

Il Gruppo Iren sta costruendo inoltre in Valdarno il primo impianto italiano - per il recupero di metalli preziosi con processo idrometallurgico.


Un altro progetto, in provincia di Siena, riguarda un altro impianto che si occuperà di riciclare pannelli solari, dai quali si potranno ricavare circa novemila tonnellate all’anno di materiali utili per l’industria italiana, come vetro, alluminio, rame, plastica e silicio. Questi nuovi impianti e progetti per il riciclo contribuiscono anche a ispirare un cambiamento nelle abitudini dei consumatori.

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