Innovazione

Reverse flow, come funziona la tecnologia che ottimizza il flusso del gas e rende la rete più efficiente

21 marzo 2025
  • Il reverse flow consente di reimmettere il biometano in eccesso nella rete nazionale, evitando sprechi e migliorando l’efficienza energetica.

  • Iren ha realizzato un impianto sperimentale a Reggio Emilia, il primo in Italia, per testare questa tecnologia e favorire la transizione ecologica.

  • Il sistema trasforma la rete gas in un'infrastruttura dinamica e decentrata, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e valorizzando le rinnovabili locali.

  • Grazie al reverse flow, il biometano può essere utilizzato anche lontano dal luogo di produzione, migliorando sostenibilità e sicurezza energetica.

Il reverse flow è una tecnologia innovativa nel settore energetico, progettata per ottimizzare la gestione del gas naturale all’interno delle reti di distribuzione. Tradizionalmente, il flusso del gas avviene in un’unica direzione: dalle grandi centrali di produzione verso i consumatori finali. Tuttavia, con l’introduzione del reverse flow, è possibile invertire questo flusso, permettendo al gas prodotto localmente, come il biometano, di essere immesso nella rete nazionale in ogni momento dell’anno. In questo modo si contribuisce alla stabilizzazione della rete e si incrementa la presenza di energie rinnovabili nel settore della distribuzione gas rispetto al sistema energetico complessivo.

 

Grazie al reverse flow potranno infatti essere superate le criticità legate alla realizzazione di impianti di produzione di biometano in aree caratterizzate da scarsi consumi locali: la rete di distribuzione e la rete di trasporto diventeranno un sistema unico, integrato e flessibile. L’innovativo sistema reverse flow è un esempio di utilizzo virtuoso di una risorsa pulita come il biometano in una logica di sostenibilità e economia circolare che punta alla riduzione degli sprechi energetici. L’impianto sperimentale avviato da Iren, attraverso le società Ireti S.p.A. e Ireti Gas S.p.A.”, nella centrale di Reggio Emilia Migliolungo lo testimonia. Ecco come funziona.

Come funziona il reverse flow

Il reverse flow consente di recuperare e riutilizzare il biometano prodotto in eccesso a livello locale. Invece di disperdere questo surplus attraverso la combustione durante i periodi di bassa domanda, il gas viene compresso e reimmesso nella rete nazionale. Questo processo riduce gli sprechi e minimizza l’impatto ambientale, garantendo una gestione continua ed efficiente delle risorse energetiche.

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Nello specifico, la tecnica di inversione consiste nel comprimere il biometano non consumato su una rete di distribuzione per poi iniettarlo nella rete di pressione superiore. In questo modo il biogas può essere convogliato in un’area di consumo più lontana, evitando di bruciarlo o di disperderlo in atmosfera. Con questa tecnologia questi passaggi avvengono in automatico: quando la pressione della rete raggiunge una soglia elevata - poiché la richiesta e i consumi sono bassi - l’unità di compressione si aziona automaticamente. Il biometano viene compresso e l’eccesso viene convogliato in un’altra rete fino al raggiungimento della stabilità. Dietro questi impianti di compressione c’è un sistema di sbalzi di pressione che permettono di massimizzare l’efficienza dell’intero sistema energetico. Si attiva una rete che favorisce la circolazione dell’eventuale eccedenza del gas sulle reti a monte per il consumo immediato o, diversamente, in unità di stoccaggio per un consumo futuro.

Concetto di gestione logistica con un'illustrazione digitale che rappresenta un processo complesso di pianificazione e distribuzione, con elementi grafici interattivi e una rete di connessioni digitali.

Innovazione e vantaggi del reverse flow

L'adozione del reverse flow rappresenta un cambiamento significativo rispetto al tradizionale sistema gerarchico di distribuzione del gas, che si basa su pochi e grandi centri di immissione e produzione. Si passa da un modello unidirezionale a uno bidirezionale. Questa tecnologia favorisce una rete decentrata di produttori di biometano, collegando direttamente le piccole realtà locali alle reti di distribuzione e permettendo una gestione più flessibile ed efficiente delle risorse energetiche.

Il reverse flow è innovativo perché sfrutta il biometano locale favorendo l’immissione del biometano prodotto localmente nella rete nazionale, valorizzando le fonti rinnovabili. Inoltre, con il reverse flow, la rete di distribuzione non è più rigida, ma acquisisce flessibilità: si adatta alla produzione locale e alla domanda di gas, riducendo le dispersioni e ottimizzando i flussi energetici. Un altro punto a favore del reverse flow è la riduzione della dipendenza dalle importazioni. Infatti, con il meccanismo di immissione di biometano nella rete l’Italia può ridurre la necessità di importare gas fossile, contribuendo alla sicurezza energetica.

 

Senza reverse flow, il biometano prodotto in eccesso potrebbe andare perso. Questa tecnologia riduce gli sprechi e permette di recuperare e utilizzare il biometano in modo efficiente. Tra i punti di forza c’è anche il miglior utilizzo delle infrastrutture: con questa innovazione la rete del gas viene sfruttata al massimo della sua capacità, senza necessità di costruire nuovi gasdotti. Inoltre, riducendo la combustione di gas fossile e promuovendo il biometano, il reverse flow abbassa le emissioni di CO₂ e supporta la transizione ecologica: aspetti innovativi capaci di trasformare la rete del gas in un sistema più dinamico, sostenibile ed efficiente.

 

Per comprendere meglio i vantaggi e il cambio di marcia che una simile tecnologia comporta si può fare riferimento all’esempio biometano agricolo. Immaginiamo una fattoria con un impianto di digestione anaerobica, che trasforma gli scarti agricoli e il letame in biometano. Senza il reverse flow, la fattoria potrebbe usare il biometano solo per autoconsumo lasciando inutilizzato l’eccesso. In questo modo il gas non utilizzato andrebbe bruciato, disperdendo energia preziosa. Con il reverse flow, invece, il biometano in eccesso può essere compresso e immesso nella rete nazionale, raggiungendo case e aziende. Il risultato? Azzeramento degli sprechi di gas rinnovabile, una fattoria più sostenibile ed economicamente vantaggiosa e ovviamente meno dipendenza dal gas fossile importato.

Struttura bianca prefabbricata situata in un'area industriale, parte di un impianto per la gestione del gas o dell'energia, circondata da recinzioni e con elementi tecnici visibili sul tetto.

Il progetto pilota di Reggio Emilia Migliolungo nel segno dell’innovazione

Un esempio concreto dell’applicazione del reverse flow è rappresentato dall’impianto sperimentale avviato da Iren, attraverso la società Ireti, nella centrale di Reggio Emilia Migliolungo. Questo impianto utilizza la tecnologia bidirezionale per recuperare il biometano in eccesso prodotto localmente, comprimendolo e reimmettendolo nella rete nazionale, invece di eliminarlo attraverso la combustione durante i periodi di bassa domanda. Il progetto pilota, finanziato dall'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), mira a testare e perfezionare le tecnologie impiegate, con l’obiettivo di ottimizzare ulteriormente il funzionamento dell'impianto e la sua integrazione con la rete energetica nazionale.

Le attività preliminari di sperimentazione dell’impianto, che includono sia componenti software che hardware, sono già state avviate e il sistema raggiungerà la piena operatività all’inizio di marzo, con il collegamento alla rete di trasporto. La fase di sperimentazione, che avrà una durata complessiva di due anni, consentirà di testare e perfezionare le tecnologie impiegate, con l’obiettivo di ottimizzare ulteriormente il funzionamento dell’impianto.

 

L’impianto rappresenta un passo concreto verso un sistema energetico più sostenibile, efficiente e resiliente oltre che un modello virtuoso di economia circolare che rafforza la sicurezza dell’approvvigionamento, valorizza le fonti rinnovabili e apre nuove prospettive per la transizione ecologica dell’intero settore.

 

 

L’utilizzo della tecnologia reverse flow, a cui il progetto pilota guidato da Iren apre la strada, è fortemente connesso al biometano, un gas derivato del biogas attraverso un processo di raffinazione e purificazione. 

 

Nel nostro paese, ben il 40% dei rifiuti appartiene alla frazione organica.  Sfruttando questi numeri, secondo la Piattaforma Tecnologica Nazionale sul (Bio)metano, l’Italia potrebbe produrre entro il 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano.  Si tratta del 12-13% del fabbisogno annuo di gas del nostro Paese. Inoltre, con l’energia che se ne ricava, si potrebbero alimentare tutti i mezzi necessari alla produzione stessa del biometano: l’esempio perfetto di quello che si può definire circolo virtuoso, dalla produzione di energia alle modalità di alimentare le infrastrutture necessarie. 

 

Il ruolo del nuovo impianto sarà comprimere e reimmettere nella rete di trasporto nazionale il gas rinnovabile in eccesso nei periodi in cui la domanda di gas nelle reti di distribuzione è inferiore alla produzione, garantendo una gestione continua ed ottimizzata delle risorse: un passo decisivo verso un modello energetico più sostenibile e innovativo.

 

Si tratta di un cambiamento significativo rispetto al tradizionale sistema gerarchico, che si basa su pochi e grandi centri di immissione e produzione (come i gasdotti internazionali e i rigassificatori), con una distribuzione unidirezionale verso le reti. Il nuovo approccio, che favorisce una rete decentrata di produttori di biometano, collegherà direttamente le piccole realtà locali alle reti di distribuzione, rafforzando la sicurezza e la resilienza degli approvvigionamenti energetici, ponendo le basi per un futuro più autonomo e sostenibile.

 

Con la sperimentazione e il collaudo di questo impianto, IRETI S.p.A. e IRETI Gas S.p.A. pongono le basi per una transizione energetica più flessibile e sostenibile, pronta ad affrontare le sfide future: il progetto, infatti, punta a testare e perfezionare tecnologie replicabili in altri contesti e si configura come un esempio concreto di come la tecnologia possa non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche ottimizzare la gestione e distribuzione dell'energia, promuovendo innovazione continua e responsabilità verso il nostro pianeta. 

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