Gli alberi più usati nel periodo natalizio sono l’abete caucasico e l’abete rosso, molto diffuso sulle Alpi. Gli abeti naturali destinati alla vendita durante il periodo natalizio sono coltivati appositamente per questo scopo in vivai posizionati in zone selezionate, al fine di non danneggiare l’ambiente.
Secondo una recente indagine di Coldiretti, l’abete naturale è il prediletto da circa 3,5 milioni famiglie per una spesa media di 42 euro e rappresenta un acquisto fondamentale per l’88% delle famiglie italiane. Tuttavia, più della metà degli italiani, sceglie un albero sintetico per questioni di comodità ma anche con l’errata convinzione che quella sintetica sia la soluzione più sostenibile.
Gli alberi sintetici, infatti, sono stati spesso pubblicizzati come soluzione ecologica in alternativa all’opzione naturale. In realtà, mentre l’abete naturale aiuta a combattere l’effetto serra assorbendo CO2, quello artificiale è composto da materiali plastici e metallici la cui produzione richiede un notevole dispendio energetico e va ad aggiungersi alla presenza di PVC, materiale derivato dal petrolio ad alto tasso d’inquinamento.
L’associazione ambientalista Carbon Trust ha calcolato che un albero artificiale di due metri circa ha un impatto sull’atmosfera corrispondente a 40 chili di CO2, nettamente superiore ai 15 chili prodotti da un albero vero giacente in discarica.
Una grande incidenza sull’ambiente ha anche il trasporto degli abeti artificiali, la cui produzione è prevalentemente localizzata in Cina, per poi raggiungere la grande distribuzione con la conseguente emissione in atmosfera di gas serra.
Per ammortizzare il suo impatto ambientale, un abete artificiale dovrebbe essere utilizzato in media tra i 9 ed i 20 anni e, per ridurne ulteriore le emissioni inquinanti, dovrebbe essere acquistato di seconda mano.