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World Economic Forum: i rischi del cambiamento climatico secondo il Global Risk Report

20 febbraio 2023

Il cambiamento climatico è un tema che giorno dopo giorno sta entrando a far parte della quotidianità. Nonostante l'abbondanza di informazioni e dati il climate change è uno dei rischi di cui siamo ancora meno consapevoli a livello globale.  A ricordarlo è il Global Risk Report che, tra i maggiori rischi globali, mette al centro quelli che riguardano l’ambiente.

 

 

Il dato emerge a Davos dove, anche quest’anno, si è tenuto il World Economic Forum (WEF): un vertice internazionale in cui politici, imprenditori e società civile dibattono sui principali temi di attualità politica e finanziaria. Il Forum, poco prima dell'avvio dei lavori pubblica anche il Global Risk Report che si occupa di individuare e approfondire quali sono i rischi che potrebbero compromettere la stabilità del pianeta nel breve e medio termine. Ecco cosa è emerso quest’anno.

 

Cos’è il Global Risks Report e cosa emerge dall’analisi

 

Il Global Risks Report è un’indagine che raccoglie le opinioni di 1.200 esperti del rischio, esponenti delle autorità e leader aziendali, realizzata dal WFE in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group.

 

Il primo capitolo del documento prende in considerazione l'impatto crescente delle crisi attuali (ovvero i rischi globali che si stanno già manifestando) sui rischi globali più gravi che molti prevedono si manifesteranno nel breve termine (due anni). Il secondo capitolo considera una selezione di rischi che potrebbero essere più gravi a lungo termine (10 anni), esplorando i rischi economici, ambientali, sociali, geopolitici e tecnologici emergenti o in rapida accelerazione che potrebbero diventare le crisi di domani. Il terzo capitolo immagina i risvolti a medio termine esplorando come le connessioni tra i rischi emergenti delineati nelle sezioni precedenti possano evolvere collettivamente in una "policrisi" incentrata sulla carenza di risorse naturali entro il 2030.

 

Le evidenze emerse quest’anno parlano chiaro: la pandemia e la guerra in Europa hanno riportato in primo piano le questioni della crisi energetica, dell'inflazione, della crisi alimentare e della sicurezza. Temi strategici e connessi che domineranno il dibattito e le decisioni dei prossimi due anni per fronteggiare il rischio di recessione, la crescita dell’indebitamento, l'aumento persistente del costo della vita e la polarizzazione delle società a causa della disinformazione.

 

Secondo il Global Risks Report 2023 del World Economic Forum, infatti, i conflitti e le tensioni a livello geoeconomico hanno innescato una serie di rischi globali profondamente interconnessi. Tra questi rientrano le crisi di approvvigionamento dell'energia e dei generi alimentari - che secondo le previsioni continueranno nei prossimi due anni -  e il forte aumento del costo della vita e del debito pubblico. Al contempo, queste crisi rischiano di compromettere gli sforzi volti ad affrontare i rischi a lungo termine, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, alla biodiversità e agli investimenti nel capitale umano. Per questo motivo conoscere i rischi è fondamentale per fronteggiarli e prevenirli.

Quali sono i rischi a medio e lungo termine

La fotografia scattata dal Global Risks Report 2023 mostra che nei prossimi due anni

la classifica dei rischi globali sarà dominata da problemi di natura economica e sociale. Guardando a un futuro più lontano i rischi legati al prossimo decennio comprendono soprattutto il fallimento delle azioni di contrasto al cambiamento climatico. Sei su dieci sono i rischi ambientali presenti nella lista

Tra questi, il più urgente è l’incapacità di mitigare i cambiamenti climatici, segue l’incapacità di attuare un’efficace strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e il crescente verificarsi di disastri naturali causati dal riscaldamento globale. La mancanza di progressi sull’azione per il clima ha messo in luce la divergenza tra ciò che è scientificamente necessario per raggiungere emissioni nette zero e ciò che è politicamente fattibile.

 

L’umanità rischia di perdere la lotta contro il cambiamento climatico e di mancare l’occasione di investire realmente in politiche e azioni di mitigazione e adattamento a causa dell’attuale crisi economica globale e dell’intensificarsi delle tensioni geopolitiche. Senza cambiamenti significativi, l’interazione tra gli impatti del riscaldamento globale, la perdita di biodiversità, la sicurezza alimentare e il consumo di risorse naturali accelererà.  Ciò comporterà un aumento della povertà e delle disuguaglianze. Per questo motivo è importante agire adesso per costruire il domani sostenibile, a partire dalle piccole azioni.

 

Se da un lato vi è la percezione poco tangibile dei rischi economici e sociali, dall’altro la consapevolezza delle conseguenze dei cambiamenti climatici è inevitabile: da anni gli esperti informano sui risvolti che sono previsti. Inoltre, mentre gli effetti della crisi climatica si accentueranno nei prossimi anni, le risorse economiche a disposizione per fronteggiarla si ridurranno perché quelle stesse risorse saranno necessarie per coprire altre crisi parallele. Dunque, come indicano le evidenze del rapporto, l’unico modo per intervenire è iniziare a collaborare per mitigare il cambiamento climatico. Per fare questo i governi dovranno trovare dei compromessi: il Report chiede ai leader di agire insieme e con decisione, bilanciando le prospettive a breve e lungo termine per evitare una rivalità per le risorse.

 

Sistema di monitoraggio dei rischi climatici, l’esempio di Iren

 

In questa direzione si muove l’impegno del Gruppo Iren per contrastare il cambiamento climatico, articolato in diverse misure volte a monitorare gli impatti ambientali, sociali e di governance.

 

Iren si è dotata di un sistema di Enterprise Risk Management (ERM) finalizzato alla individuazione, valutazione, trattamento, monitoraggio e reporting dei principali rischi aziendali. Inoltre, in coerenza con le strategie e le politiche del Gruppo, il modello di Enterprise Risk Management (ERM) integra e individua anche i rischi ESG (Environmental, Social e Governance) al fine di contribuire, attraverso il monitoraggio di tutti i rischi aziendali, al successo sostenibile del Gruppo.

 

Non solo: Iren ha previsto una specifica Climate Change Risk Policy che analizza e norma il processo di gestione dei rischi da cambiamenti climatici, distinguendoli in rischi fisici e rischi di transizione. I primi comprendono i rischi connessi a eventi naturali catastrofici (ad esempio alluvioni o incendi) o anche rischi connessi a cambiamenti climatici a lungo termine (aumento della temperatura). I secondi, invece, sono connessi alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Strumenti di monitoraggio concreti che consentono di agire a tutela dell’ambiente e a contrasto del cambiamento climatico: nella classifica climate change 2022 di CDP, organizzazione no-profit indipendente che a livello globale raccoglie, analizza e diffonde dati sulle performance ambientali di imprese, città, stati e regioni. Iren ha ottenuto il rating “A-” per le prestazioni connesse al cambiamento climatico. Un risultato che testimonia l’esigenza di agire ora per un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

 

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