Energia

Costo energia, in Italia tra i più alti dell'Unione europea: come abbassarlo fino al 20%

3 aprile 2025
  • In Italia il costo dell’elettricità è tra i più alti dell’Unione europea, con effetti diretti su competitività e qualità della vita. 

  • Lo studio Agici-Accenture individua le cause principali nei costi del gas, nella struttura del mercato e nella lenta diffusione delle rinnovabili

  • Una strategia integrata basata su fonti rinnovabili, reti intelligenti e riforme di sistema può ridurre i prezzi fino al 20% in cinque anni.

  • Il Gruppo Iren investe nell’energia rinnovabile e in infrastrutture efficienti per contribuire alla transizione energetica e a un sistema più sostenibile e accessibile.

L’Italia continua a mantenere uno dei costi dell’energia elettrica più alti dell’Unione europea. Nel 2024, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità nel nostro Paese si è attestato intorno ai 109 euro per megawattora (MWh), una cifra che sfiora il doppio rispetto a quella della Francia e supera di gran lunga la media europea. Un dato allarmante che pesa in maniera significativa sulla competitività delle imprese e sul costo della vita dei cittadini.

 

Questo è il quadro delineato dallo studio “Un prezzo dell’elettricità più equilibrato per la sostenibilità e la competitività del Paese”, presentato durante il workshop annuale dell’osservatorio Utilities Agici-Accenture a Milano. L’analisi mostra una situazione in cui famiglie e aziende italiane si trovano a pagare un conto salato per l’energia, con ricadute dirette sulla produttività, sugli investimenti industriali e sul potere d’acquisto.

Perché il costo dell’energia elettrica è così elevato

Secondo lo studio possono essere individuate diverse cause alla base del prezzo elevato. La prima riguarda il mix di produzione con forte dipendenza dal gas, che copre ancora il 45% del totale al 2024. A questo si accompagna la necessità di investire maggiormente sulle  rinnovabili, rendendo la domanda del mercato più flessibile a riguardo: oggi, invece, si registra un limitato incentivo a investire in rinnovabili nelle aree ad alto potenziale. 

 

Lo studio individua anche cinque aree di intervento per migliorare la situazione e prova a definire varie fasce temporali di attuazione che vanno da obiettivi realizzabili in meno di 5 anni, a obiettivi tra i 5 e i 10 anni, fino ad arrivare a quelli superiori a 10 anni. In particolare le cinque aree comprendono azioni concrete come l’accelerazione della crescita delle rinnovabili, l’adozione di nuove tecnologie di generazione, riforme di mercato, la riduzione del costo del gas per l’elettricità, il ruolo attivo della domanda e la localizzazione ottimale. Tutte queste indicazioni si delineano in un piano illustrato dallo studio: ecco cosa prevede.

Grafico finanziario trasparente sovrapposto a pannelli solari e turbine eoliche al tramonto, a rappresentare l’andamento del costo dell’energia nel contesto della transizione energetica.

Un piano per tagliare i costi del 20% in cinque anni

La buona notizia è che una soluzione c’è ed è contenuta nel piano proposto dallo studio Agici-Accenture che, basandosi su dati riferiti al 2024, delinea un percorso concreto di interventi per ridurre il costo dell’energia elettrica fino al 20% nei prossimi cinque anni e fino al 30% se si prende in considerazione un orizzonte temporale che supera i cinque anni. Occorre una programmazione che bilanci interventi di breve periodo con una strategia che garantisca resilienza in un contesto sempre più complesso. Il piano proposto dallo studio si articola su delle direttrici principali:

  • Potenziamento delle fonti rinnovabili e degli stoccaggi: aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili come solare ed eolico - insieme a nuove tecnologie di accumulo - è cruciale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e calmierare i prezzi. Una produzione più abbondante e locale abbassa il costo all’ingrosso e rende il sistema più resiliente alle crisi internazionali.

  • Miglioramento delle infrastrutture di rete: investire in reti più intelligenti e interconnesse consente una gestione più efficiente dei flussi energetici, riducendo gli sprechi e i costi di trasmissione. Anche le interconnessioni con altri Paesi europei giocano un ruolo chiave nell’abbassare il prezzo medio grazie a un miglior equilibrio tra domanda e offerta.

  • Maggior efficienza e semplificazione: riduzione degli ostacoli burocratici per favorire investimenti rapidi, promozione di soluzioni di efficienza energetica per aziende e privati.

  • Riforma della fiscalità energetica e dei meccanismi di formazione del prezzo: bisogna rivedere la struttura dei costi fissi e degli oneri di sistema che gravano sulle bollette, rendendoli più trasparenti e aderenti ai consumi effettivi. Questo passaggio è fondamentale per abbattere i costi per famiglie e imprese. Lo studio propone anche di ripensare i meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità, in modo che non siano eccessivamente influenzati dal prezzo del gas, come avviene oggi.

 

In sintesi, il documento evidenzia come un insieme integrato di azioni - tra cui l’ampliamento del parco rinnovabile, l’efficientamento dei consumi, la riforma del sistema tariffario e la promozione di contratti a lungo termine - possa portare a una sensibile riduzione del prezzo dell’energia, migliorando al tempo stesso la competitività del Paese e la sostenibilità ambientale.

Meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità, cosa sono

Dopo la crisi energetica del 2021-2022, si è parlato molto di riforme per cambiare il modo in cui si stabilisce il prezzo dell’elettricità in Europa. Tuttavia, non sono ancora state prese decisioni concrete. Attualmente, in Italia come negli altri principali Paesi europei, il prezzo dell’elettricità si forma nella Borsa Elettrica attraverso un meccanismo chiamato “prezzo marginale unico” (PUN).

 

Il sistema funziona così: tra tutte le fonti usate per produrre elettricità (come gas, eolico, solare), il prezzo viene deciso in base al costo della fonte più cara necessaria per coprire la domanda in ogni ora. Nella maggior parte dei casi, questa fonte è il gas, che ha un costo elevato per produrre energia (mentre le rinnovabili, come il sole e il vento, hanno un costo marginale).

 

Il problema è che in Italia si utilizza molto più gas rispetto ad altri Paesi come Germania, Francia e Spagna, che invece hanno un mix energetico più ricco di rinnovabili o altre fonti meno costose. Questo porta il prezzo dell’elettricità italiana a essere costantemente più alto rispetto a quello degli altri Paesi europei.

 

Nel dibattito attuale, c’è chi propone di introdurre un “prezzo unico europeo” per evitare queste differenze tra le varie borse nazionali. Tuttavia, questa idea non è stata inclusa nell’ultima revisione delle regole europee sul mercato elettrico, quindi si continua a usare il sistema attuale.

 

L’obiettivo è riuscire davvero a far crescere l’uso delle rinnovabili, ma per farlo sarà fondamentale investire anche nella rete elettrica, che dovrà essere più capillare, oltre all’implementazione di impianti di accumulo (storage), che possano conservare l’energia prodotta in eccesso e rilasciarla quando serve.

Una sfida cruciale per il futuro

Ridurre il costo dell’energia non è solo una questione economica, ma una sfida strategica per la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e la competitività industriale dell’Italia. Abbassare le bollette significa rendere più accessibile la transizione ecologica, sostenere le famiglie in difficoltà e permettere alle imprese di investire e innovare.

 

Il percorso tracciato dallo studio Agici-Accenture arriva a tre conclusioni:

 

  1. Il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia è significativamente più elevato rispetto a quello dei principali Paesi europei a causa dell’elevata dipendenza dal gas con fonti di approvvigionamento del gas costose, limitata penetrazione delle rinnovabili e sistema di mercato in cui il gas è la principale tecnologia price setting.

  2. È possibile ottenere una riduzione potenziale di circa il 20% del prezzo rispetto a oggi in un orizzonte temporale di 5 anni, portando l'Italia in linea con paesi come Germania e UK, attraverso tre macro-leve: riforma del mercato elettrico, accelerazione della crescita delle rinnovabili e riduzione del costo del gas.

  3. Un risultato più ambizioso - cioè portare i prezzi dell'Italia sui livelli della Spagna di oggi (63 €/MWh) - potrebbe essere raggiunto attivando leve di più lungo termine legate all’adozione di nuove tecnologie di generazione, come il nucleare, e alla riduzione del costo delle rinnovabili.

 

Questo percorso richiede una forte volontà politica, investimenti mirati e una collaborazione tra pubblico e privato. Ma rappresenta anche un’opportunità concreta per rendere il nostro sistema energetico più equo, efficiente e all’altezza delle sfide globali.

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